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Gilles Clément

“ (…) nella società della redditività del tempo (…). La terapia naturale del giardinaggio viene dal tempo sospeso, dal tempo che non si domina e che, anzi, in certo qual modo, è quello che ci tiene in piedi. Quando si mette un seme nella terra, con esso è un divenire che si annuncia, mentre il passato si cancella; la nostalgia non ha corso nel giardino. Il giardino è un luogo privilegiato del futuro, un territorio mentale della speranza.”.

Gilles Clément

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Ernst Bloch

“Ciò che è accaduto (geschehen), è sempre accaduto solo a metà (halb geschehen), e la forza che lo fece accadere, che si espresse in esso in maniera insufficiente, continua a operare in noi e getta il suo bagliore anche sui tentativi parziali, ancora futuri che giacciono dentro di noi (…). Ciò che mai potè passare deve essere frantumato., ciò che mai giunse a se stesso, deve essere sciolto e il mai pienamento accaduto (das nie ganz Geschehene) deve essere compiuto in nuovi attimi. Certo il passato pare essere solidificato, addormentato, poichè esso tende a ricoprirsi di oscurità crescente nella misura in cui si allontana da esso. Ma tutto ciò può risvegliarsi: è rimasto fluido e cangiante, e continua a scorrere sotterraneamente, non ha alcunchè di immutabile (…) . Nonostante la sua apparente cristallizzazione nel passato, nella sua transitorietà esso serba in se stesso ancora un qualcosa di segreto, un elemento di future (ein Element des Zukünftigen), come pure il cristallizzarsi del futuro nel presente pacificato del senno di poi o della valutazione ha sopra di sè delle alternative, degli dei sconosciuti che ci attendono. Incalzare questo element che pulsa, allentare nel rimpianto questo futuro represso che non potè realizzarsi nella densa pasta del divenuto (…)”.

Ernst Bloch

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Rainer Maria Rilke

“Ma bisogna essere stati accanto ad agonizzanti, bisogna essere rimasti vicino ai morti nella stanza con la finestra aperta e i rumori intermittenti. E non basta ancora avere ricordi. Bisogna saperli dimenticare, quando sono troppi, e avere la grande pazienza di attendere che ritornino. Perché i ricordi in sé ancora non sono. Solo quando diventano sangue in noi, sguardo e gesto, anonimi e non più distinguibili da noi stessi, soltanto allora può accadere che in un momento eccezionale si levi dal loro centro e sgorghi la prima parola di un verso”.

Rainer Maria Rilke

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Delphine de Vigan

“Le fedeltà invisibili. Sono fili che ci legano agli altri, ai vivi come ai morti, sono promesse che abbiamo sussurrato e di cui non riconosciamo l’eco, lealtà silenziose, sono contratti perlopiù stipulati con noi stessi, parole d’ordine accettate senza averle comprese, debiti che custodiamo nei recessi della memoria.
Sono le leggi dell’infanzia che dormono dentro il nostro corpo, i valori per cui lottiamo, i principi indecifrabili che ci tormentano e ci imprigionano. Le nostre ali e le nostre catene. Sono i trampolini da cui troviamo la forza di lanciarci e le trincee in cui seppelliamo i nostri sogni.”

Delphine de Vigan

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